Il noto cantautore italo venezolano, decorato commendatore della Repubblica italiana durante una cerimonia al Centro Italiano Venezolano, spiega alla Voce cosa significa essere un emigrante
CARACAS - Scarpe classiche color oro ai piedi del celebre cantante Franco De Vita, che giovedì è stato decorato della Stella della solidarietà italiana dal Consigliere politico dell’Ambasciata d’Italia, Alberto Pieri. Alla cerimonia, svoltasi negli spazi del Centro Italiano Venezolano di Caracas, hanno partecipato numerosi esponenti della collettività, rivelatosi fans dell’artista in feroce caccia di fotografie ed autografi.
Il Consigliere Pieri, intervenendo dopo i saluti del Presidente del Civ, Mario Chiavaroli, ha sottolineato il valore della Stella donata al neo-commendatore De Vita, la più importante in termini di prestigio e prima nella storia, che nel dopoguerra italiano decorava coloro che si erano distinti per i loro contributi alla ricostruzione ed oggi premia gli ambasciatori dell’italianità nel contesto internazionale, gli sforzi ed i successi di chi dona lustro al Paese d’origine.
- Franco de Vita - ha sottolineato Pieri - è un esponente di primo grado di un’Italia prodiga di genio e risorse. Conta più di 25 milioni di dischi venduti e 1500 concerti in ben 50 Paesi nel mondo. Si dice che il nostro è un ‘popolo di poeti, santi e naviganti’ - ha concluso il diplomatico - oggi vorrei aggiungere a questi anche i cantanti e i musicisti.
Un artista diviso tra Italia, Venezuela e Spagna, dove oggi vive. Un figlio di migranti che ha trascorso l’infanzia nella Penisola - dove ha vissuto dai 3 ai 13 anni - per poi vivere da emigrante ritornando in quella Venezuela che gli ha dato i natali. Un’adolescenza in quella ‘terra di nessuno’ che sono i banchi delle scuole italiane all’estero, come la A. Codazzi di Caracas, dove ha studiato.
- Quando sono tornato in America latina ho dovuto imparare lo spagnolo, non avevo amici. Ero forestiero nella mia terra. Lo stesso vale per quando torno in Italia: i luoghi e le persone non sono più le stesse. Una volta che lasci il tuo Paese - decreta De Vita - sarai straniero per sempre.
Tutto cambia, certo.
- Ricordo un’Italia ‘di paese’, i giochi giù in strada, il calcetto con gli amici. Una terra viva. Oggi - si rammarica il cantante, originario di Pellare, a Salerno - tutto è più moderno ma più spento, più stanco.
E il Venezuela?
- Non è un fatto politico - spiega alla ‘Voce’ De Vita - ma anni fa la gente viveva meglio. Sento che questa terra paradisiaca si sta deteriorando. Criminalità, insicurezza... e in Italia purtoppo è lo stesso.
Qualcosa di buono, però, è nato: una coscienza stimolata anche da alcuni suoi brani, tra i quali spicca ‘Extranjero’.
- Anni fa essere italiani, e migranti, era una vergogna. I genitori cercavano di nascondere l’italianità dei propri figli perchè non venissero discriminati, non gli insegnavano la lingua della loro terra. Oggi invece la gente è orgogliosa di essere italiana e le seconde, terze generazioni portano con fierezza all’estero la bandiera italiana.
Il cantante, che ha segnato con le sue note il panorama musicale di tutta l’America latina con più di quindici album e canzoni composte per il collega Ricky Martin, tra gli altri, ha ringraziato calorosamente per il riconoscimento ricevuto ma, dopo pochi contatti con il pubblico e il tempo dedicato alla stampa, come una vera star ha lasciato presto il Civ abbandonando i suoi fans al ricco buffet.