Borgio Verezzi, Il teatro delle meraviglie, Italia

Borgo | Borgio deriva dal latino burgus, centro abitato, mentre Verezzi si fa risalire a Veletiis, ablativo plurale di probabile origine preromana, il cui etimo si perde nella notte dei tempi. Nelle più antiche cronache il borgo è indicato come Veretium o Viretum”.

 

La Storia

800 ca., ai monaci benedettini che s’insediano nel nuovo centro conventuale vicino a Borgio (Burgum Albingaunum) è affidata la chiesa di San Pietro; ad essi si attribuisce la straordinaria strutturazione del territorio collinare a terrazzamenti sostenuti da muri di pietre a spacco senza legante; negli stessi anni Borgio e Verezzi (Viretum) soffrono le invasioni saracene.

1385, dopo esser stati possedimenti dei Vescovi di Albenga e dei marchesi Del Carretto di Finale, i due centri sono ceduti alla Repubblica di Genova dal Papa Urbano VI. Pietra Ligure in quell’anno diventa una podesteria e Verezzi è citata come “villa” del borgo di Pietra: quella di villa è una definizione amministrativa che distingue i villaggi di carattere rurale da quelli mercantili come i “borghi”, che quasi sempre sono fortificati.

1805, durante l’occupazione napoleonica il territorio viene diviso in Dipartimenti, e Verezzi entra a far parte di quello di Montenotte con capoluogo Savona comandato dal prefetto Chabrol.

1815, la Liguria è incorporata al Piemonte nel Regno di Sardegna; fino a quasi la metà del secolo Verezzi versa in una grave situazione economica con un tenore di vita inferiore a quello di fine Settecento; la principale fonte di sostentamento è l’attività delle cave, che richiede attrezzi costruiti da scalpellini, fabbri, falegnami, seguita dal lavoro nei frantoi; molti verezzini nella seconda metà del secolo emigrano in America.

1885, Verezzi esce dall’isolamento grazie alla realizzazione della prima carrozzabile Borgio – Verezzi, che permette di raggiungere le borgate Roccaro e Piazza con i carri, e quindi, sul finire del secolo, con le prime automobili.

1933, Borgio e Verezzi sono uniti, su ordine del governo centrale, in un unico Comune con il nome di Borgio Verezzi; nel corso della seconda guerra mondiale, Verezzi viene bombardata gravemente l’11 agosto 1944.

Anni ’60, mentre Borgio e la collina vengono aggrediti dall’edilizia e dal cemento, Verezzi rimane sostanzialmente indenne; solo nel 1967, con decreto ministeriale l’intero territorio comunale di Borgio Verezzi è dichiarato “di notevole interesse pubblico” e posto sotto la tutela della Sovrintendenza ai beni culturali; nello stesso anno nasce il Festival Teatrale di Borgio Verezzi che si svolge ogni anno nei mesi di luglio e agosto, ormai annoverato tra i più importanti festival di prosa a livello nazionale.

Anni ‘70, l’abbandono delle coltivazioni di buona parte dell’area prossima a Verezzi (vite, albicocco, ulivo) porta i giovani a trasferirsi a valle e il paese a spopolarsi; negli ultimi anni c’è un’inversione di tendenza: grazie alla valorizzazione turistica del territorio e allo sviluppo delle attività commerciali, le abitazioni verezzine tornano ad essere abitate e restaurate, e sono anzi molto ambite da residenti e turisti.

Nel borgo saraceno il più bel palcoscenico d’Italia

Arroccato sulla collina dell’Orera, il borgo “saraceno” si presenta come un armonioso insieme di quattro diverse borgate (Poggio, Piazza, Roccaro, Crosa), caratterizzate da costruzioni in pietra rosa incastonate in un panorama di roccia e di mare, e collegate da stretti carruggi, mulattiere e stradine - le crêuze - un tempo destinate ai muli e ai carri. Le case addossate l’una all’altra in un armonico disordine di volumi e di masse, sembrano una sola abitazione variamente articolata, che sorge dalla roccia come sua naturale prosecuzione. Questa architettura mediterranea è di chiara influenza arabo-islamica, anche se forse rimane una leggenda la fondazione di Verezzi da parte di pirati saraceni che, innamoratisi di questi luoghi, avrebbero abbandonato le loro scorrerie per ritirarsi a vivere sulla terraferma.

Le quattro borgate si distinguono soprattutto per i loro tetti, a terrazza o a volta poco marcata. La struttura urbanistica è certamente medievale e nella pietra rimane ancora oggi il segno di una fatica vecchia di secoli, che si ritrova nei terrazzamenti - le “fasce” - per sfruttare la terra con colture a uliveto, a vigna e orti. Di pietra sono i muri delle case, i gradini davanti agli ingressi, i pittoreschi archi di collegamento tra abitazioni prospicienti, gli archivolti e i porticati ricavati a galleria sotto le case. Di pietra sono i pluviali dei tetti e le caratteristiche lunette che sorreggono i pergolati, di pietra sono le scale consunte da secoli di transito, di pietra, infine, la pavimentazione delle mulattiere. E’ qui – sulle crêuza de mä (sentieri di mare) cantate da Fabrizio De Andrè – che si svela l’anima più vera della Liguria sopravvissuta alle speculazioni edilizie. E’ bello oggi passeggiare tra le borgate di Verezzi percorrendo le varie crêuze di collegamento. A Roccaro c’è da vedere la cappella settecentesca della Madonna Immacolata con altare e decorazioni di tipo barocco, unico edificio verezzino ad avere la copertura in ardesia. L’abitato di Poggio si sviluppa intorno alla torre secondo due linee ortogonali fra loro, e quello di Crosa è il più antico e il più interessante: sembra scolpito direttamente nella pietra e vi troviamo un sistema di grotte scavate nella collina e già abitate nel Paleolitico, nonché gli edifici religiosi di maggior rilievo. Sopra la borgata, nei pressi del Mulino Fenicio, su di uno sperone di roccia visibile da ogni parte di Verezzi si erge la Croce dei Santi alta 3,50 metri, in pietra di Verezzi. Collocata nel 1664 da alcuni frati Cappuccini di ritorno dalla Terra Santa, è oggi meta di pellegrinaggi religiosi legati alle apparizioni mariane.

Ma è la borgata Piazza la più nota. Perché qui, in questa meravigliosa finestra sul mare che è Piazza Sant’Agostino, con la sua chiesetta del XVII secolo (restaurata dopo le ferite della guerra), è nato il Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Ancora oggi, dal lontano 1967, nelle notti d’estate la piazzetta rappresenta lo splendido scenario naturale in cui si muovono gli attori, sotto il cielo stellato ritagliato dai tetti delle antiche costruzioni e, come quarta parete, alle spalle degli spettatori, il blu scuro del mare con le sue mille luci.

Il prodotto del borgo

Oltre al cappero, la cui coltura è in progressivo sviluppo, gli agricoltori verezzini coltivano la vite, producendo vini locali quali la Lumassina, il Nostralino Veretium e il più raro Barbarossa. Gli uliveti, anche se ridotti rispetto al passato, producono del buon olio extra-vergine.

Il piatto del borgo

Il piatto locale per eccellenza sono le lumache alla verezzina, ossia in umido, preparate con una lunga procedura che garantisce il massimo sapore. Alla lumaca è dedicata ogni anno la tradizionale sagra del 13 e 14 agosto.