Compiano, un castello ghibellino nei boschi dell'Appennino

Borgo | Compiano prende il nome dal grande "campo piano" o "campo plano", subentrato a un lago preistorico che ricopriva l'intera vallata del Taro.

 

La Storia

• XI sec., nei documenti Compiano appare già come un borgo fortificato (la prima rocca è carolingia, intorno all'814) con giurisdizione sull'alta valle del Taro. Intorno al Mille appartiene ai Malaspina e, quindi, al Comune di Piacenza fino al 1258, quando viene ceduto a Ubertino Landi.

• 1312, con l'investitura imperiale dei feudi di Bardi e Compiano alla famiglia ghibellina dei Landi, inizia quella che sarà la più longeva signoria d'Italia, durata 426 anni.

• 1532, l'imperatore Carlo V proclama principato il territorio di Compiano, Bardi e Borgo Val di Taro. Il nuovo principe Agostino Landi ottiene nel 1552 il privilegio di battere moneta, dando così inizio al periodo di grande fioritura rinascimentale del castello.

• 1578, una rivolta per l'introduzione di nuove tasse, fomentata dai duchi Farnese di Parma, nemici storici dei Landi, causa la perdita di Borgotaro e il cambio di residenza urbana dei principi Landi da Piacenza (dove il duca aveva ordinato la confisca dei loro beni) a Milano, centro del potere spagnolo in Italia.
Dal 1578 al 1682 il Principato dei Landi consiste unicamente delle due giurisdizioni di Bardi e Compiano, unico esempio italiano di "stato territoriale istituzionale", la cui vita è però cristallizzata su basi antiquate dalla salvaguardia imperiale. Tutti i poteri rimangono infatti nelle mani del signore, l'Eccellentissimo Principe.
Ma già nel 1630, anno della peste manzoniana, finisce il periodo aureo dello Stato di Bardi e Compiano, con il passaggio di consegne da Federico Landi, rimasto senza discendenti maschi, alla figlia Polissena e al di lei marito Gian Andrea, della casata genovese dei Doria.

• 1682, Bardi e Compiano entrano a far parte dei domini dei duchi Farnese di Parma.

• 1738, la fine giuridica dei feudi Landi è voluta dall'imperatore Carlo VI: Bardi, Compiano e Borgotaro entrano nell'orbita dei nuovi sovrani di Parma e Piacenza, i duchi Borbone. Nel 1805 il territorio è annesso all'Impero Napoleonico. Anche con la Restaurazione, i feudi rimangono un'appendice del Ducato.

• 1861, con l'Unità d'Italia l'area dell'ex Stato Landi viene assegnata alla Provincia di Parma.

Intorno al castello dei Landi la baraonda di girovaghi e orsanti

"Ai nostri monti ritorneremo...", canta Il Trovatore di Giuseppe Verdi. Ai nostri monti.

Posto sulla strada che collega l'Emilia alla Liguria, tra i boschi dell'Appennino parmense ricchi di funghi e arboree penombre, Compiano è il tipico borgo castellano di impronta medievale fiorito intorno al baluardo difensivo dell'Alta Val Taro.

Qui la storica famiglia Landi, di parte ghibellina e perciò sostenuta dall'Impero, ha dato vita a un minuscolo staterello di mezza montagna che, bene o male, ha resistito per oltre 400 anni. E anche il Castello, cui fa da corona il borgo, sembra non temere il passaggio del tempo, in quanto abitato dall'ultima proprietaria fino al 1987.

Edificato su uno sperone roccioso a guardia del corso del fiume Taro, ha pianta trapezoidale ed è chiuso agli angoli da tre torri rotonde "alla piacentina", a filo delle cortine murarie per offrire minor bersaglio alle artiglierie, e da una torre quadrata più antica. Oggi si presenta come possente struttura quattrocentesca con ampliamenti sei-settecenteschi.

Con il declino dello Stato Landi, sotto il Ducato di Maria Luigia divenne prigione di Stato, in cui furono rinchiusi i carbonari dei moti del 1821. Nel 1900 venne adibito a collegio femminile, per poi tornare abitazione privata per la marchesa Gambarotta.

Il borgo ha vicoli lastricati in salita sui quali si affacciano palazzi nobiliari e case torri; è protetto dalle mura fortificate del castello, al cui destino è stato per secoli legato. Nella piazzetta con belvedere sulla vallata, è da visitare la chiesa di S. Giovanni Battista.

L'antico municipio e tribunale di Compiano ha una bella facciata con balcone seicentesco.

Il prodotto del borgo

I funghi porcini e le castagne costituiscono le materie prime dei boschi dell'alta valle del Taro, presenti in tante ricette della tradizione gastronomica locale.

Il piatto del borgo

Primi piatti: gnocchi di castagna con la ricotta.

Secondi piatti: vitello alla Valtarese (vitello arrosto con contorno di funghi porcini) e faraona alla castellana (in umido con sapori dell'orto).