Atrani, un breve sorriso di case sulla

Borgo | Il nome: L'origine è incerta: la maggior parte degli studiosi propende per l'aggettivo latino ater, oscuro, tetro, perché corrisponderebbe alla visione del borgo simile a un antro racchiuso tra ripide pareti rocciose a picco sul mare.

 

Altri fanno derivare il nome dall'insediamento da cui provenivano i primi coloni greci, Atria.

La Storia

• 940, è fondata in Atrani la chiesa di San Salvatore de Birecto, che avrebbe poi assunto la funzione di cappella palatina della Repubblica di Amalfi: in essa avevano luogo le elezioni, le investiture e le sepolture dei Dogi.

• 986, sorge il monastero benedettino dei santi Quirico e Giuditta, di cui sono ancora visibili i ruderi.

• 1087, sono fuse a Costantinopoli le porte in bronzo per le chiese di Atrani, su committenza dello stesso nobile atranese che aveva già rifornito il duomo di Amalfi.

• 1135, il piccolo borgo costiero è devastato dai Pisani.

• 1274, la costruzione della collegiata della Maddalena coincide con la rinascita di Atrani voluta dal re svevo Manfredi. La chiesa celebra anche la fine delle incursioni saracene.

La chiesa in cui i Dogi mettevano il berretto

La bellezza di Atrani sta nella coreografia che la spiaggia gli disegna intorno e nell'intrico di abitazioni, poste l'una sull'altra, che lo fa somigliare a un presepe, soprattutto la sera quando le luci sono accese.

Di giorno, le stradine che l'attraversano sembrano talvolta sparire dentro le case, per poi riemergere d'incanto in uno slargo, una piazzetta, dove la luce del sole è finalmente libera di irradiarsi.

Atrani, vicinissimo ad Amalfi, è il borgo costiero che meglio ha conservato la struttura originaria, risalente al medioevo, fatta di vicoletti, archi, cortili, piazzette e le caratteristiche "scalinatelle".

Ha una piccola spiaggia raccolta e protetta da cui, la sera, partono le lampare per la pesca. Di notte, i mille punti luminosi delle lampare in mare sono la più bella visione che si possa avere del Mediterraneo.

In un posto così piccolo ci sono tante cose da vedere. Perché Atrani, al tempo delle repubbliche marinare, era abitata dalle famiglie più nobili di Amalfi. E qui i Dogi erano incoronati e seppelliti.

La visita al borgo deve quindi iniziare dalla chiesa di San Salvatore de Birecto, dove avveniva l'incoronazione delle massime autorità governative, a cui veniva solennemente posto sul capo il berretto ("birecto") dogale.

Rimaneggiata in stile neoclassico, la chiesa è in realtà antichissima. Fondata infatti nel 940, contiene un pluteo marmoreo della fine dell'XI secolo che mostra altorilievi di stile bizantino e figure antropomorfiche di derivazione longobarda. La bella porta di bronzo fu fatta fondere a Costantinopoli nel 1087 dal nobile Pantaleone Viaretta, lo stesso che vent'anni prima aveva procurato ad Amalfi la porta del Duomo. Le due porte sono molto simili e quella di Atrani presenta due battenti formati da 24 formelle, con le quattro centrali ricche di intarsi in argento, rame e smalti, eseguiti con tecnica orientale (persiano-siriaca).

Sulle pendici del monte è posta invece la collegiata di Santa Maria Maddalena, sorta nel XIII secolo come ringraziamento degli atranesi alla Madonna per averli liberati dai predoni saraceni. è costituita da un unico ambiente rettangolare coperto da una volta a botte e illuminato da due finestroni di età barocca come la facciata. Nella piccola sacrestia è conservata un'urna cineraria romana di marmo bianco. La cupola maiolicata e la torre campanaria a pianta quadrata sono diventate il simbolo dello skyline di Atrani.

Accanto alla chiesa si trova la Grotta di Masaniello, al di sotto della quale è situata la casa materna del celebre capopopolo napoletano, costruita in cima a 500 scalini.

Poco al di sopra dell'antica via pubblica che collega Atrani con Amalfi c'è la Grotta del Santi. Si tratta probabilmente di una parte dell'antico monastero benedettino dei SS. Quirico e Giulietta fondato nel 986 dal futuro arcivescovo Leone I. L'entrata della piccola grotta, che si apre su un terrazzamento coltivato a limoni, è contornata da uno degli archi di sostegno di un canale idrico. La Grotta ha il perimetro di un quadrilatero irregolare e le pareti decorate da affreschi in stile bizantino, risalenti al XII secolo e raffiguranti i quattro evangelisti. Sul fondo verde campeggia un santo guerriero, certamente San Giorgio, con il braccio levato a reggere l'asta.

Il prodotto del borgo

La cucina atranese riprende a grandi linee quella napoletana, fa uso di pesce e frutti di mare e di ricette antiche tramandate di madre in figlia.

Gli ingredienti principali, oltre al pesce, sono i formaggi freschi provenienti dalle colline (mozzarelle, fior di latte, provole), i pomodorini freschi "a piennolo", cioè riuniti in grappoli che si conservano fino all'inverno, la pasta fatta a mano come "scialatelli" e "laganelle".

Deliziosi ad Atrani sono anche i dolci come "o' bocconotto", così buono con la crema e l'amarena che si mangia in un sol boccone, "o' pasticciotto" che ne è la versione pantagruelica, la cassata o quelli fatti col limone, che qui si chiama "sfusato amalfitano" ed è senza dubbio il più pregiato del Mediterraneo.

Tra i liquori ricavati da antiche ricette contadine non è celebre solo il limoncello ma anche il nocino (o "nocillo"), e il fragolino, il mortello, il concerto, il finocchietto, il lauro, deliziosi profumi che ricordano salottini settecenteschi.

Per non parlare di bijou come i "passolini", uva appassita al sole e conservata in un cartoccio di foglie di limone legate con un sottile giunco, o i "fichi a crocetta", riposti nei caratteristici cestini di vimini e insaporiti con spezie, da consumarsi a Natale.

Il piatto del borgo

Tra le molte possibilità, scegliamo "o' sarchiapone", la zucca verde che è alla base del piatto simbolo.

Svuotata una grossa zucca, se ne taglia l'interno a pezzetti e lo si mette in una teglia col sale per eliminare l'acqua.

I pezzetti, asciugati con un panno, vengono fritti e quindi impastati con carne macinata, saltando poi il tutto in padella con della cipolla.

All'impasto si aggiungono mozzarella, parmigiano, pepe e sale (e, volendo, uova sode, salame, ricotta), dopo di che si riempie la zucca, precedentemente svuotata, e si copre il risultato di ragù di carne; si inforna a temperatura media per 20-30 minuti.

Il vino con cui accompagnare il "sarchiapone" dev'essere un rosso secco e corposo, come un Furore o un Tramonti.