Cusano Mutri, nelle gole dei briganti

Borgo | Cusano Mutri sarebbe secondo alcuni storici la sannitica Cossa (da cui Cosano) distrutta dai Romani. Secondo altri il nome, che significa “coppa”, farebbe riferimento alla configurazione topografica, simboleggiata da una Q che rappresenta la cerchia dei monti con la gola di Lavello, unico sbocco.

 

Nel 1863 viene aggiunto il nome Mutri prelevato dal monte Mutria: il termine deriva dal greco ed equivale a “coperto di neve”, ma ha anche un secondo significato di “corrucciato”, “tempestoso”, “altura da cui proviene un vento gelido”: borea, chiamato anche “a cusanara”.

La Storia

490, la prima notizia su Cusano è l’invio da parte di Papa Felice III di un presbiterio per officiare nella cappella del castrum.

XIII sec.-1461, il borgo è feudo dei Sanframondo, illuminata famiglia normanna.

1467, caduti in disgrazia i Sanframondo con l’arrivo degli Aragonesi, il feudo è da questi concesso a Garcia De Vera, poi passa nel 1480 ad Onorato Gaetani e quindi nel 1520 alla famiglia Carafa. L’abitato è in continua crescita: nel 1532 si contano 135 famiglie, nel 1595 sono 301 e nel 1669 ben 472.

1605-1710, sotto i Barrionovo il borgo conosce un relativo benessere.

1638, termina il dominio dei baroni Carafa.

1688, un fortissimo terremoto provoca ingenti danni ma non distrugge Cusano; la decadenza comincia nella seconda metà del XVIII sec. quando la privatizzazione della dogana di Foggia mise in crisi il sistema della transumanza.

1780, il castello feudale è saccheggiato e incendiato durante una rivolta popolare; nel 1805 il borgo scampa a un altro disastroso terremoto.

1863, l’appellativo “Mutri” viene aggiunto a Cusano in riferimento al monte Mutria (m 1823), uno dei più alti della catena dell’Appennino Sannita del gruppo del Matese.

Un mondo di pietra e di preghiera

Adagiata su uno sperone roccioso alle falde del monte, estremo lembo orientale del massiccio del Matese al confine tra Campania e Molise, Cusano Mutri è la perla di questa zona travagliata, spesso colpita da eventi sismici. Risparmiata sostanzialmente dallo scatenamento della natura, che invece qui si è divertita ad arrovellarsi in forre, grotte e altri fenomeni carsici, Cusano offre al visitatore una visione da Medioevo, arroccata com’è intorno al castello, con case a strapiombo sulla valle sottostante, strette e bianche per la pietra calcarea, con i vicoletti e le scalinate tortuose, le cortine murarie rette da poderosi archi, i campanili e le cupole che emergono dalla selva dei tetti. Quale emozione, quindi, entrare per la Porta di Mezzo sulla stradina lastricata e salire verso il punto più alto per abbracciare nello sguardo le montagne ricoperte da faggeti. Sono montagne alte, tra i 1000 e i 1800 m, dove il bosco dal tardo autunno a primavera accoglie la neve.

E’ anche, naturalmente, un Medioevo di immaginazione, quello impresso nei ruderi del castello feudale, in piazza Lago, e della sua torre, che nonostante l’età (la prima costruzione è del V sec. d.C.) e gli eventi non si è ancora del tutto sbriciolata e lascia un segno in via Ripa; mentre in via Vicinato quel che resta della Porta di Mezzo introduce a un luogo dei sogni fatto di scalinate in pietra e portali intarsiati con stemmi araldici, archi e palazzi signorili. Pietra dunque, e pietra sia: quella del Matese, che un’accorta politica è riuscita a ripristinare nelle piazzette, dove cemento e asfalto erano già riusciti a farsi largo.

Di fronte alla Chiesa dei SS. Pietro e Paolo è collocato il Palazzo Franco (ora Altieri) costruito intorno al 1200; conserva pregevoli affreschi nel salone, la cui loggia si affaccia a picco sulla vallata, e il letto di legno intagliato sul quale la tradizione vuole abbia riposato Papa Leone XIII durante la sua permanenza a Cusano. Esempio di residenza nobiliare settecentesca è il Palazzo Santagata, oggi convento agostiniano.

Diverse sono le chiese di interesse artistico, a partire dalla più antica, quella di San Pietro e Paolo, sorta agli albori del cristianesimo nel V secolo e posta in cima a una gradinata nella parte più alta del centro storico; pregevoli l’altare maggiore barocco e la scultura lignea dietro di esso, opera di Domenico De Luca, pure barocca. La Chiesa di Santa Maria del Castagneto sorta alla fine del VII secolo sui resti di un antico tempio sannitico, fu monastero benedettino e custodisce una statua lignea della Madonna con Bambino del 1200. La Chiesa di San Giovanni Battista, databile IX-X secolo e più volte ristrutturata, nel 1663 si è dotata della classica croce latina a cinque navate. La Chiesa di Monte Calvario, costruita nel XVII secolo in posizione panoramica sull'intera vallata, è meta delle processioni penitenziali del Venerdì Santo e della Spina Santa. Infine, la Madonna delle Grazie è del tardo Settecento, mentre la Chiesa di San Nicola, alla quale si arriva dopo aver percorso uno dei vicoli più caratteristici di Cusano, il Vicinato Lungo, è intitolata al patrono del paese, ha tre navate, una torre campanaria e, all’interno, un'acquasantiera di pietra del Seicento.

La visione più suggestiva del borgo è quella dal lato sud-ovest. E’ lì che bisogna farsi portare dagli abitanti per ammirare insieme a loro il gioiello di pietra del Matese. Magari stando attenti a non incappare in una di quelle giornate ventose dove soffia “a cusanara”, quando, memori dei ghiacci e delle primavere stentate, vediamo dipanarsi la storia millenaria di questo luogo, che solo oggi trova pace grazie a nuove attrattive turistiche che non l’hanno snaturato.

Il prodotto del borgo

L’artigianato si fonda sulla lavorazione della pietra (mortai e manufatti), del legno e del vimini (“cucchiarelle”, “spase”, cesti) e della ceramica artistica.

Dal punto di vista gastronomico, i prodotti locali sono funghi porcini, salumi e formaggi.

Il piatto del borgo

La zuppa santella è una minestra di cavolo con polpettine di carne in brodo di gallina. Oltre alle classiche tagliatelle ai funghi porcini, abbiamo anche la pizza “chiena”, un calzone rustico ripieno di formaggi, salumi e uova.